Questa mattina mi sono svegliata con un pensiero fisso…
Non riesco a togliermelo dalla testa…
E mi è pure antipatico…
Lo scaccio ma torna di continuo…
Neanche la tavoletta di cioccolata lo ha mandato via…
Eccolo li…
MA CHE C’E’ DA FESTEGGIARE???
Ma io mica sono contro le feste! Ma io mica non sono mai andata a cena con le amiche l’8 marzo? Ma io…
Pensa che te ripensa, alla fine ho capito qual’è il mio problema oggi, la cosa che mi fa pensare che non c’è tanto da festeggiare, ma più che altro da rimboccarsi le maniche…è che festeggiamo senza essere spesso capaci di essere solidali tra di noi, tutt’altro!
E’sempre la solita storia: un gruppo di uomini fa comunella, un gruppo di donne si scanna…ma io mi sono stancata ecchecavolo!
Ne parlavo domenica all’incontro sui capricci: quando sei in difficoltà perché il tuo bambino sta passando i cinque minuti di “al mio segnale scatenate l’inferno” che neanche Massimo-Russel Crowe sarebbe capace, non c’è mai nessuno che ti da una mano…tutto il contrario!!! Ti guardano e giudicano, perché se fai così non lo sai gestire, perché se urla glielo hai insegnato tu, perché se si butta per terra è maleducato…
Insomma, invece di dare una mano, è più facile giudicare e guardare con l’occhio torto.
Ma è così un po’ per qualsiasi fase della vita di una mamma: sembra che ci schieri da una parte o dall’altra e chi fa in un modo sbaglia e chi fa nell’altro pure…insomma mamme contro le mamme, perché…
Se allatti fino a tre anni lo vizi/se non allatti fino a tre anni come faccio io gli togli tutto.
Se dorme con te lo cresci egocentrico/se dorme da solo lo traumatizzi.
Se fai svezzamento tradizionale lo forzi/se fai svezzamento naturale non lo nutri abbastanza.
Se lo porti in fascia non lo lasci libero di esplorare/se lo tieni nel passeggino non gli permetti il contatto.
Se sei ad alto contatto ingigantisci il suo io/se non sei ad alto contatto lo mortifichi.
Se chiedi aiuto non sai far la mamma e non segui il tuo istinto/se non lo chiedi non ti sai far aiutare.
…eccheppalle!
Ma perché non impariamo ad essere solidali tra di noi?
Perché non impariamo a non giudicarci?
Perché se una mamma è diversa da me fa paura invece di incuriosirmi? Perché non cerco di prendere stimoli adatti a me dalla sua esperienza?
Perché se un bambino alla cassa del supermercato urla e piange, perché vuole l’ovetto kinder, lo guardiamo male senza chiedere alla sua mamma se possiamo aiutarla a mettere le cose sul nastro trasportatore o la facciamo passare avanti?
Perché non ci accettiamo come tante e tutte diverse? Di una diversità meravigliosa che, se messa insieme, fa i colori dell’arcobaleno…
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