Lo confesso, non ho mai nutrito un grande interesse verso la pagella, perché così mi è stato insegnato durante tutta la mia infanzia e questo spirito mi è rimasto attaccatto indelebilmente. Il messaggio che passava sempre a casa mia era: se lavori e prendi bei voti meglio per te, se prendi brutti voti cavoli tuoi! Non sono mai stata rimproverata per un 4 (e ne ho presi anche svariati…maledetto greco!), ma neanche festeggiata per un 9. Non ho mai ricevuto un regalo di fine anno per la bella pagella, perché quello era il mio lavoro, così come loro facevano il proprio.
I vantaggi erano la totale autonomia che mi ha fortificato per la vita scolastica e non, di contro soffrivo un po’, chiedendomi perché i miei non trovassero gratificazione in una, anzi due, figlie che sono sempre andate bene a scuola.
Questo pensiero nasceva da alcuni fatti che allora non riuscivo a decifrare.
Non ho mai sentito i miei genitori “vantarsi” delle sue figlie a scuola con chiunque, ma neanche se qualcuno diceva che il suo bambino era il super scienziato della nasa…loro tacevano!
Non hanno mai, dico mai, tenuto il conto dei compiti in classe: non sapevano quando c’erano e di certo non chiedevano quando venivano riconsegnati, a meno che non fossi io a parlarne…figuriamoci se chiedevano come erano andati agli altri!
Non mi hanno mai chiesto dalla terza elementare in su, credo, “Hai fatto i compiti?”…se andavo a scuola senza erano fattacci miei e ovviamente non controllavano neanche se fossero fatti bene.
Non mi hanno mai giustificato per un cattivo risultato o una nota, il 4 era un dato di fatto e l’unica cosa che potevo farci era recuperare.
Non si sono mai intromessi in nessun modo sulle scelte scolastiche che prendevo…hanno solo alzato il sopracciglio quando, per provocarli, avevo comunicato che avrei scelto la facoltà di matematica, ma è durata un secondo, non ci hanno creduto neanche loro!
Di contro non hanno mai perso un colloquio o un’attività organizzata dalla scuola, mio padre è stato spesso rappresentante dei genitori e io non ho mai saltato un’iniziativa o una gita.
Oggi finalmente ho fatto pace con tutte queste considerazioni, ho capito la loro scelta e la apprezzo infinitamente. Certo, per loro è stato facile, visto che non abbiamo mai avuto grossi problemi a scuola, ma credo che l’andamento non sarebbe cambiato molto anche diversamente.
Tutta questa lunghissima premessa sui miei genitori anni ’80 per dire che la pagella è l’ultima delle nostre preoccupazioni.
Festeggiamo con una cena speciale la sera stessa (delle nostre cene speciali parlerò in un prossimo post), ma festeggiamo indipendentemente dal risultato, perché sappiamo che Linda si è impegnata come ha potuto, sappiamo quanto sforzo ha impiegato e i progressi fatti. Sono queste le premesse con cui accogliamo i numeri sulla pagella, consci del fatto che ci interessano molto di più le parole che li accompagnano, anche se sono poche e molto meno di impatto rispetto ai numeri.
Non crediate che dico queste cose perché le pagelle che arrivano a casa sono stratosferiche, tutt’altro! Linda ha avuto molte difficoltà in prima elementare, le sta superando ma, in parte, ancora ci accompagnano. La sua pagella non è stata eccelsa nei due quadrimestri, tutti sei e sette nelle materie principali che sono stati festeggiati e incoraggiati come se fossero stati tutti 9, perché quello che ci importa maggiormente è la strada fatta. Di un viaggio non valutiamo mai l’arrivo, ma sempre la distanza intercorsa e il percorso fatto.
Questo festeggiamo, insieme alla sua generosità verso i compagni, all’affetto che la lega alle maestre, al sapersi comportare senza ostacolare o offendere gli amici.
Non faccio esattamente tutto quello che facevano i miei genitori, non riuscirei ad essere così estrema, ma non finirò mai di apprezzare lo spirito che mi hanno trasmesso che mi ha permesso di aiutare Linda il più possibile, preoccupandomi delle difficoltà oggettive senza farmi prendere il magone o l’ansia per la pagella non perfetta.
E adesso vado a preparare la cena per stasera…qui si festeggia!
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